Tempestosi
flutti sconvolgono il mare,
acque agitate di un mondo normale;
sogno di vita, oceano profondo,
illusione perduta di sole giocondo.
Anima ingrata di un uomo finito
che non si rassegna se non ha capito
il motivo nascosto di questo dolore
che non sa costruire un mondo migliore.
O
tu, dolce musa dall’ombra fugace,
raccogli il mio canto che stridulo tace;
s’addensa nel cielo terribile notte
e il lampo rischiara dei lupi le grotte.
Si
stringon vicini gli amanti mortali,
veloci le aquile sbatton le ali;
quieta dolcezza di angelo vivo
che cerca ristoro sul bordo di un rivo.
Ti chiedo il perché di amarezza profonda,
di barca leggera che non solca l’onda
dei fiumi del cuore ormai già palude,
di campi bruciati e di terre nude.
Corpo
svuotato da sì grande amore
ottenne in compenso di un umile errore
una foglia caduta staccata dal ramo
da un soffio di gelo che invano io chiamo.
Correvo
nel vento, gridavo il tuo nome,
vincevo paura scacciandola come
lo sbaglio di un tempo di fredda follia,
di voce che sempre fermava la mia.
Si placa il pensiero, il ricordo fa male,
il presente che vivo è già troppo reale;
mi guardo davanti, rivedo i tuoi occhi,
si calmano i flutti e tristezza m’assale.